di Gaetano Consalvo
Spesso la memoria storica si perde nell’oblio a causa di molteplici fattori, nel corso della storia l’uomo anziché dare una continuità a quel che ha consentito l’evoluzione di una comunità e rendere merito all’ingegno ed alla fatica di personaggi fuori dal comune, tende solo ad esaltare i nuovi potenti di turno, sovrapponendo e magari appropriandosi di ciò che li ha preceduti. Recentemente Castiglione di Sicilia ha dato giusto riconoscimento alla figura del podestà Ignazio Travaglianti. Illustre personaggio di nobile famiglia di Cesarò. Divenne Sindaco-podestà nel periodo fascista e di lui rimane ancora una buona memoria per il suo ammirevole operato.
Diverse le opere del fu podestà che rimangono nel territorio malgrado le ovvie difficoltà dell’epoca cui facciamo riferimento, ma la memoria deve tener conto dell’opera dell’uomo, non soltanto delle scelte scellerate del periodo.
Ignazio Travaglianti, nacque a Cesarò nel lontano 27 agosto 1884 (1874 secondo l’Archivio Storico privato Enzo Patanè) e nell’adempimento del suo mandato quale sindaco-podestà del paese di Castiglione di Sicilia appariva come uomo burbero, chiuso in sé stesso, rigoroso. Eppur sempre pronto a ricambiare un saluto o un sorriso, schivo di particolari attenzioni ma attento al suo ruolo di sindaco. Uomo di poche parole; non abusava del prossimo e cercava sempre di essere imparziale, anche nella sua assidua frequentazione al circolo dei nobili, cui ovviamente apparteneva già per discendenza familiare. Il suo carattere forte e autorevole fece sì che non sentisse mai il bisogno di sopraffare il prossimo, neanche quando di idee differenti se non addirittura opposte non facendo mai abuso del potere che gli fu conferito. Dopo la caduta del fascismo rimase fermo nei suoi ideali mentre molti altri traghettarono velocemente nelle file più “democratiche” cercando di far dimenticare il passato. Lui no, in fondo non aveva nulla di brutto da far dimenticare di sé.
Di lui parlò in un articolo pubblicato su “Cultura e Prospettive” nel numero 5 di ottobre-dicembre 2009 Rosario Bisicchia (vedi terza e quarta immagine) il quale ebbe modo di conoscerlo e ne trascrive diversi tratti utili a comprenderne la personalità. Travaglianti era figlio di Giuseppe e di Concetta Zito. Sposò Maria Tuccari il 20 luglio 1902; rimasto vedovo il 20 dicembre 1914 passò in seconde nozze con Eluisa Tuccari il 18 novembre 1916, morì a Catania il 16 novembre 1950.
Diverse le opere pubbliche che cercò di realizzare, malgrado le ristrettezze economiche in cui versava l’amministrazione comunale, in favore dei compaesani, dove era un dirupo (o forse una discarica), fece sorgere la villa comunale, intorno al 1932; le altissime palme che tutt’ora resistono alle intemperie e all’usura del tempo e che pare sfidino il cielo sono state poste, fra l’altro per sua volontà. Queste palme sembrano volerlo ricordare. La villa comunale è adesso intestata proprio a Ignazio Travaglianti.
A causa delle carenze dell’archivio storico presso la biblioteca comunale, non ordinato e non catalogato, è difficile trovare documenti dell’epoca. Qualcosa è però possibile rintracciarla presso la Biblioteca Villa di Canense, purtroppo non aperta al pubblico e appartenente a una parrocchia. Non tutto però va cancellato, anzi la memoria (nel bene e nel male) va sempre conservata.
A seguire qualche documento fra i pochi rintracciati.